Struttura generale del poema



Divina Commedia - Struttura generale del poema


Anche un esame veloce della struttura esterna e interna del poema conferma la geniale opera selettiva di Dante all'interno della tradizione cristiana nei riguardi delle fonti antiche e recenti, avvedutamente sfruttate e trasformate in una nuova costruzione etica e fantastica. È stato facile segnare i debiti di Dante verso la tradizione: nella prima cantica egli impiega, nella classificazione delle colpe e la distribuzione dei dannati, l'Etica nicomachea e la Retorica di Aristotele con i loro commenti medievali, ma contemporaneamente si avvale di s. Tommaso per quel che riguarda il cerchio degli eretici, dei Mythologiarum libri di Fulgenzio Planciade e del De Officiis di Cicerone per le partizioni della malizia e della frode. E ancora, per quanto riguarda il secondo mondo, si potrebbe ricordare che la collocazione del Paradiso terrestre su di un monte proviene dalla patristica orientale, che la sua ambientazione nell''aer puro' era già sostenuta da scrittori come Alessandro di Hales e s. Bonaventura, che il libero arbitrio è definito secondo schemi boeziani, che la ripartizione delle anime è governata da criteri aristotelico-tomistici (ricavati da Ugo da San Vittore e dal commento di s. Tommaso all'Etica di Aristotele) applicati ai vizi capitali nell'ordine stabilito dai Moralia di s. Gregorio Magno (e seguito da molti altri scrittori cristiani).
Dante immagina che l'Inferno, creato da Dio al tempo della ribellione angelica, sia costituito da un'ampia voragine sotto la superficie terrestre nell'emisfero boreale abitato (sul centro di essa sovrasta in terra la città di Gerusalemme). Lucifero, cacciato dal cielo, fu precipitato da Dio nell'emisfero australe, al centro fisico della terra. In seguito alla sua caduta le terre dell'emisfero australe si ritrassero e formarono i continenti poi abitati dall'uomo, mentre nello stesso emisfero una massa di terra, per evitare il contatto di Lucifero, risalì in mezzo all'oceano formando, agli antipodi di Gerusalemme, una grande montagna ove fu la prima dimora dell'uomo, e che poi, dopo l'incarnazione di Cristo, ospitò il Purgatorio, al cui sommo si trova la foresta del Paradiso terrestre. Disceso attraverso i cerchi infernali sino al cuore della terra, Dante giunge al monte dell'espiazione attraverso una via sotterranea scavata dal corpo del maligno. Anche la raffigurazione del Paradiso riposa su dati della tradizione religiosa e scientifica giudaico-cristiana, complicata da apporti arabi e, tramite questi, greci, giunti a Dante attraverso versioni latine, e arricchita dai trattati cosmogonici del Medioevo, come sappiamo dalle citazioni e dalle conoscenze astronomiche e astrologiche del Convivio; eppure si presenta sinteticamente nuova nel sistema dei cieli di cui si compone (i sette dei pianeti, quello delle Stelle fisse e il Primo Mobile), sfere concentriche e incorruttibili di materia e forma variamente dosate, mosse dalle gerarchie angeliche (pura forma) e ruotanti intorno alla terra (considerata secondo il sistema tolemaico immobile al centro dell'universo) con circonferenza via via più ampia e velocità progressivamente maggiore, e tutte comprese nell'Empireo, il cielo di pura luce eternamente immobile e infinito fuori dallo spazio e dal tempo nel quale Dio trionfa con i beati. Questa grandiosa costruzione è ordinata provvidenzialmente secondo leggi eterne che rievocano il grande dramma della lotta tra il bene e il male, nel quale la storia dell'uomo, ripresa dalle fonti bibliche, è illuminata dalla filosofia patristica, neoplatonica e scolastica.