Le fonti



Divina Commedia - Le fonti


La predilezione dantesca per gli schemi letterari della 'visione', ripetutamente impiegati nel libello giovanile, s'intona perfettamente nella Commedia al gusto della civiltà medievale per il genere delle profezie e delle visioni oltremondane, entro il quale i precedenti classici e i suggerimenti biblici concorsero a ispirare un'abbondante produzione letteraria. Esplicitamente Dante ricorda come esemplari (sul piano dell'ideale e del reale) i viaggi all'aldilà di Enea e s. Paolo, dei più celebri precursori (l'uno fondatore pagano della civiltà romana, l'altro il più celebre predicatore della fede cristiana) del suo itinerario. Nella delineazione dei primi due mondi egli si è giovato di materiali (motivi, figurazioni, immagini) virgiliani, strutturando centralmente un episodio dell'Eneide (la discesa dell'eroe troiano al Tartaro e ai Campi Elisi) nella linea dorsale del proprio viaggio, appellandosi non di rado a richiami biblici (dall'Apocalisse di s. Giovanni alla visione paolina nella seconda epistola ai Corinzi). Ma varie altre opere classiche a lui familiari gli offrivano, o potevano offrirgli, spunti fantastici: come, per esempio, il Somnium Scipionis di Cicerone per quanto concerne il sistema delle sfere paradisiache, o il racconto lucaneo della maga Eritone e i numerosi viaggi all'Averno narrati nelle Metamorfosi ovidiane. E ancor più ricca di suggerimenti si presentava la letteratura religiosa delle 'visioni' per i fini edificanti ai quali tende la presentazione didascalica dell'altro mondo. Dalla sorgente biblica si erano ben presto diramate, con ampliamenti e varianti narrative, attraverso alcuni Vangeli apocrifi (dall'Apocalisse di s. Pietro alla visione di Henoc, dalla Visio sancti Pauli alla visione di s. Furseo), numerose leggende oltremondane nelle trattazioni ascetiche e agiografiche più diffuse nella civiltà medievale: quali il De Contemptu mundi di Innocenzo III, noto anche nel volgarizzamento dugentesco, le fortunate Vitae patrum, la popolare Legenda aurea (per non parlare delle visioni delle monache tedesche Matilde di Magdeburgo a Matilde di Hackenborn). Lo straordinario successo di questo filone s'incrociò nel terreno romanzo con i racconti di ascendenza irlandese condotti sullo stesso tema, come la Navigatio sancti Brandani, la leggenda del Purgatorio di s. Patrizio e soprattutto la Visio Tungdali, non meno fortunati di redazioni e rifacimenti in varie lingue europee, dando origine, nei secoli xii-xiii, a visioni mistiche variamente organizzate, tra le quali meritano di essere ricordati, a parte i monumenti iconografici, la Visio Alberici, i Dialogi di s. Gregorio Magno, il De Eruditione hominis interioris di Riccardo da San Vittore, l'Expositio super Apocalypsim e il Liber figurarum di Gioachino da Fiore, la Vita sancti Romualdi e il De Ouadragesima et quadraginta duabus Hebraeorum mansionibus di s. Pier Damiano. A un territorio e a un'età prossimi alla Commedia appartengono i poemetti in volgare di Giacomino da Verona (De Ierusalem coelesti e De Babilonia civitate infernali) e di Bonvesin da la Riva (Libro delle tre scritture), che utilizzano il patrimonio delle antiche leggende in rozze descrizioni didattiche dell'oltretomba, a la più fine narrazione prosastica (Il libro de' Vizi e delle Virtudi) del fiorentino e contemporaneo Bono Giamboni.
Per la verità opere classiche e medievali, compilazioni cristiane e islamiche, versioni iraniche, indiane, spagnole e francesi sono state via via promosse dai lettori al rango di 'fonti' del poema dantesco in forza di corrispondenze e analogie materiali tra sparsi elementi delle raffigurazioni. I raffronti e le relative parentele consentono di misurare in tutta la portata rivoluzionaria l'intervento rielaboratore di Dante, che da quel mondo evasivo, languente nella stilizzazione convenzionale del genere e vistosamente acceso d'ingenui colori popolari, riuscì a cavare, mercé l'utilizzazione dei canoni di giudizio proposti dalle trattazioni filosofiche (bibliche, aristoteliche, neoplatoniche, patristiche, tomistiche, scolastiche, classiche), una rappresentazione dottrinalmente unitaria e fantasticamente conseguente. La conoscenza dei precedenti non permette dunque di additare la fonte e nemmeno le matrici della Commedia: assume un significato, conserva un valore nei limiti in cui consente di ricostruire il clima culturale e religioso nel quale germoglia la finzione dantesca che affonda le radici nel terreno di un genere vivacissimo e ne recepisce latamente qualche influsso; ma insieme trascende nettamente nell'organizzazione dei dati tradizionali, nella limpida architettura della costruzione, nel rigore morale dei significati, anche le opere con le quali palesa generiche, precise o saltuarie corrispondenze strutturali.